Il soffitto della sala è caratterizzato da uno sfondato prospettico eseguito da Onofrio Zanotti su disegno di Francesco Cocchi. Si trattava probabilmente della sala dei ricevimenti, all'esterno dello sfondato ovale si collocava l'orchestra, così che il suono ricadeva all'interno della sala.
Grazie ai restauri condotti nel 2007, è ora possibile ammirare le originali decorazioni policrome a tempera, con drappeggi retti da putti alati, insieme a due scudi parietali: uno con le iniziali del conte Giovanni Malvezzi e l'altro con lo stemma delle famiglie Malvezzi-Tanari.
Attualmente vi si svolgono le sedute del Consiglio metropolitano.
Decorano le pareti la grande tela attribuita a Ferdinando Galli Bibiena (1657-1734) raffigurante una "Prospettiva architettonica con episodio storico della famiglia Malvezzi de' Medici" e due dipinti di scuola napoletana di fine Seicento ove sono rappresentati "Abramo con tre angeli" e "La continenza di Scipione".
La prima opera è di proprietà della Città metropolitana, realizzata nei primi 40 anni del Settecento. Attribuita a Ferdinando Galli Bibiena, a cui si deve anche il progetto per lo scalone nobile realizzano durante i restauri del 1725 voluti dal marchese Giuseppe Malvezzi, che aveva da poco ereditato il cognome e i beni dei de' Medici. Il dipinto cita un episodio di storia familiare: probabilmente si riferisce a Lorenzo di Battista, capostipite del ramo Malvezzi de' Medici grazie al privilegio concessogli da Papa Leone X nel 1520, e in particolare all'importante ambasciata di cui venne incaricato dai bolognesi presso il pontefice Giulio II a Roma nel 1512, per riallacciare i rapporti fortemente compromessi a seguito del rientro dei Bentivoglio in città.
La tela ha dimensioni così rilevati che molto probabilmente la sua attuale collocazione coincide con quella originaria, cioè il grande salone delle feste dell'appartamento nobile del Palazzo.
Sala Consiglio ospita anche due tele di scuola napoletana del tardo Seicento, di proprietà del Comune di Bologna.
Le opere furono concesse in deposito alla Provincia di Bologna agli inizi degli anni Trenta del Novecento, quando ancora aveva sede in Palazzo d’Accursio. I due quadri arredavano le sale dell’Opera Nazionale Maternità di competenza provinciale. Nel 1934 la Provincia si trasferì a Palazzo Malvezzi e i due dipinti furono collocati nella sala destinata alle riunioni del Consiglio.